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Virgola, il gatto pompiere

 

Virgola, così si chiamava il gatto di casa, quel giorno era irrequieto, in contrasto
con il suo carattere pigro e indolente.

Per la verità era una gatta, trovatella, razza europea, bianca e nera, con una coda
che terminava, appunto, con una curva simile a una virgola.

L’avevo raccolta in Croazia, gli ultimi giorni di una vacanza sole e mare, era
nascosta in un roveto, piccola, penso non ancora svezzata, magra,più pulci che
gatto.

Raccoglierla fu la prima impresa, per giorni portai i segni dei rovi su gambe e
braccia; la paura era più forte della fame e di qualunque altro bisogno sentisse, ma
come per tutti i cuccioli la curiosità sconfisse ogni resistenza.

Agitando, davanti ai suoi occhietti vispi un ramoscello, riuscii, con non poca
fatica e dispendio di tempo a prenderla tra le mani, mentre tentava, piccolo
scricciolo, di lottare con le sue unghiette.

I suoi lamenti e miagolii, strazianti, che avevano a lungo risuonato nel piccolo
bosco di rovi, pur non cessando, si trasformarono in un più regolare miagolio di
cuccioloaffamato.

Essendo in vacanza, non attrezzato per l’allevamento di un gattino, gli ultimi
giorni della permanenza in Croazia furono un’ulteriore avventura per cibarla ed
evitare che fuggisse, tentativo che fece più volte.

L’ultimo pezzo di avventura fu portarla, chiusa, con ogni precauzione, in una
borsa e nascosta con una coperta, nel vano passeggeri dell’auto, dovendo
attraversare le dogane di Croazia, Slovenia e Italia. Giunti a Trieste era una gatta
italiana.

Dopo di allora ede esaurite tutte le incombenze veterinarie del caso, Virgola
crebbe gatta di casa con una sola avversione: odiava il trasportino e i viaggi in
auto, che venivano accompagnati da un continuo lamentoso miagolio.

Virgola in casa non miagolava mai, neppure se aveva fame o se stava male.
L’unico rumore al quale mi aveva abituato era il suo ron….ron che bastava
poco, una carezza, un’attenzione, per provocare.

Con questa premessa, vedere Virgola agitat, che non stava ferma nella sua
cesta di vimini, tappezzata di un comodo cuscino, che continuava a sgambettare
in giro, mi incuriosì e inconsciamente mise in allarme.

Mi trovavo in giro per lavoro,una lunga trasferta a L’Aquila.

La casa nel centro storico, era carina, quasi signorile, chi mi ospitava persone
squisite.

La mia camera era situata nella zona notte destinata agli ospiti e ai ragazzi, il
più piccolo dei quali aveva, rapidamente, stabilito un particolare rapporto con
Virgola.

Quella notte avvenne una cosa che, nella nostra comunità di amici, rimase
memorabile e inspiegabile.

A metà notte Virgola mi saltò, letteralmente, sul petto e con mille tramestii
mi costrinse a svegliarmi.

Quando mi fui alzato mi costrinse ad aprire la porta della camera; in quel
momento, la prima scossa, di quello che fu un terremoto devastante, mi spinse
con forza contro il muro, in un attimo la casa fu a soqquadro, la parte esterna
verso la strada scivolò con un boato tra nuvole di polvere e detriti di ogni
genere.

Nel giro di pochi secondi, io e i miei ospiti ci trovammo in pigiama o in
camicia, in strada; ma mancavano all’appello Virgola e il bambino suo amico.
Quando chiamai a gran voce il gatto, mi rispose il miagolio disperato che
conoscevo e mi ricordò quello udito in Croazia, anni prima.

Virgola come un cane era vicino al suo amico e, seppure terrorizzato, non
lo lasciava, si trovava in alto, nella parte di casa rimasta in piedi.

L’interventodei mezzi di soccorso risolse nel migliore dei modi l’episodio
mentre intorno si contavano vittime e danni.

Da quel momento, Virgola divenne l’eroe sconosciuto del nostro gruppo
di terremotati e lo fu in seguito fino alla sua morte per vecchiaia.