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DORINA la piccola lavanderina

 

Tanti, tanti, anni fa, Milano come la conosciamo oggi, piena di palazzi, strade
affollate, auto e grattacieli non esisteva.

Era un piccolo villaggio avvolto sempre dalla nebbia.

Somigliava un po’ a Venezia stretta tra tanti fiumi e canali che rappresentavano
una facile via di comunicazione anche se con barche rudimentali.

In questo ambiente così diverso, nella zona dei navigli viveva una bimba
bionda, che fin dalla nascita, chi la conosceva, chiamava la fatina.

Così negli anni successivi naque la leggenda della fatina dei navigli.

Dorina, così si chiamava la bimba per i suoi capelli biondi colore di questo
metallo prezioso, era buona, intelligente, altruista, sempre pronta ad aiutare
chi ne avesse bisogno.

In quei tempi, si viveva in baracche, che chiamare case non è proprio adeguato,
non esisteva luce se non quella delle candele, oltre naturalmente quella del sole,
l’acqua era solo fuori di casa e per questo esse venivano costruite nei pressi di
corsi naturali di questo prezioso elemento.

Ora anche se la pulizia non era proprio quella di cui abbiamo idea oggi,
lavare e lavarsi consisteva spesso nell’immergersi direttamente nell’acqua.

Nei periodi freddi questa pretica era sconsigliata e quindi le persone non
erano molto pulite.

Dorina, invece, aveva una gran cura di se e delle sue cose.

In particolare aveva un gran senso della pulizia, sia della persona che delle
cose.

Questa particolare predisposizione la portò a svolgere un’attività che presto
sarebbe diventata prevalente per molte donne il mestiere di lavandaia.

Dorina, possiamo dire che, fu una delle prime lavanderine.

Così la fatina lavanderina, la bionda fanciulla dai capelli di grano divenne
famosa nei villaggi che costituivano il circondario di quella che sarebbe
diventata, molto tempo dopo, MILANO.

La fama di questa giovane bella e buona giunse anche all’orecchio di un
principe che cercava moglie, ma non era soddisfatto di tutte le giovani
donne che gli venivano proposte.

Quindi decise di andare a vedere con i propri occhi questa fanciulla che,
tutte le voci giunte a palazzo, decantavano come di una bellezza e bontà
incomparabili.

Dopo aver tanto girato, in sella al suo cavallo bianco, il giovane principe
giunse nei pressi della casa di Dorina.

Dorina era, in quel mentre, lungo le rive del naviglio intenta a lavare la
biancheria ed aveva i bei capelli biondi nascosti da un grande scialle.

Il principe, dall’alto del suo cavallo, non aveva la visuale migliore e
non si rese conto di trovarsi davanti alla fanciulla che cercava.

Si fermò e apostrofò Dorina chiedendole se conoscesse una fanciulla
con le caratteristiche che tutte le voci gli avevano riportato.

Dorina, rossa in viso per il pudore, ma felice e affascinata dalla voce
dolce di chi le parlava, nonchè dalla sua bella figura, rispose con voce
rotta dall’emozione che, si, conosceva la fanciulla e con un pizzico di
sfrontatezza , a sua volta, chiese perchè un signore tanto bello e potente
cercasse una fanciulla umile.

Il giovane principe dall’alto del suo potere e consapevole del fascino
che esercitava sulle fanciulle, già molte volte sperimentato, rispose
senza esitazione, ma con un pizzico di malizia che aveva deciso di
selezionare, personalmente, fanciulle da dare in sposa ai suoi sudditi.

Dorina che era buona, ma che tra le sue doti vantava anche una forte
dose di austera voglia di autonomia e libertà, rispose al principe, in
modo cortese ma deciso, che egli poteva anche procedere alla sua
selezione, ma che non contasse su di lei, perchè per quanto la
riguardava, avrebbe sposato solo un uomo scelto da lei e solo per
amore, non per obbligo imposto.

Il principe non abituato ad essere contestato e contraddetto in modo
così aperto, quasi sfrontato, ma anche affascinato da tanta grazie e
tanto coraggio, rispose, dapprima in tono intimidatorio, che quella
risposta avrebbe potuto avere serie conseguenze, se lui, solo, avesse
esercitato il suo potere, poi però chiese, con maggior garbo, alla
fanciulla di sapere chi fosse e di poterla vedere bene in viso e che
quindi sciogliesse lo scialle che le nascondeva la testa e il viso.

Dorina con gesto, quasi, di sfida, eresse la sua figura, minuta e
gentile, in tutta la possibile estensione, sciolse i nodi dello scialle,
scoprì il volto e la chioma bionda e con sguardo di sfida, disse al
principe che, ecco, ora poteva anche farla arrestare, ma che lei
rimaneva ferma nei suoi principi.

Quattro occhi azzurri si incontrarono, abbagliandosi
vicendevolmente, in quello sguardo si sciolsero, autorità, potere,
timori, debolezze.

Rimasero per un tempo a gurdarsi senza parlare, poi il principe
Inpennando la cavalcatura, si allontanò, non senza aver prima
annunciato che, presto, avrebbe avuto sue notizie.

Dopo qualche tempo, alla umile casa di Dorina giunse una
delegazione di notabili e damigelle con un cortese invito per un
ballo a corte.

In quel tempo che a entrambi era parso interminabile, i pensieri
dei due giovani si erano intrecciati, senza sapere che l’uno
pensava all’altra e viceversa. L’amore faceva il suo corso in
segreto.

Dorina lusingata ma anche spaventata da un evento così
importante, per la sua vita modesta, tentò di rifiutare, seppure
a malincuore.

Le dame con parole convincenti e confortanti vinsero le sue
resistenze, prospettando, anche, che tutto quanto necessario
per partecipare alla festa sarebbe stato approntato da loro
stesse.

La sera del balloi due giovani, già belli per natura, sembravano
a tutti più belli, i loro occhi azzurri splendevano di una luce
particolare, i loro sguardi erano avvolgenti e affascinanti.

Quando la musica iniziò, il principe, con gran sussiego,
andò ad invitare Dorina e la trascinò in un ballo che li isolò
dal resto degli astanti.

In questa strana e travolgente sensazione chiese a Dorina se
si poteva permettere di chiederle in sposa e che memore dei
suoi saldi principi, avrebbe potuto rispondere liberamente,
anche no, alla sua domanda.

Dorina, felice per la richiesta, rispose che il suo si era
condizionato ad una decisione che dipendeva solo dal
Principe.

Egli disse che a lei era concessa qualunque richiesta e
Dorina, dimostrando ancora una volta la sua generosità
e nobiltà d’animo, chiese che da quel momento, tutte le
fanciulle da marito potessero scegliere lo sposo per amore
e non per obbligo.

Da allora nel reame di Dorina le donne furono più libere
e autonome.
Sergio Cati – Favola per la scuola Ucelli di Nemi